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che è vero, nobile, giusto,
puro, amabile, onorato,
quello che è virtù e merita
lode (Fil.4,8)
|
Notiziario periodico di
Tele Maria
/11-2015
Ancona, mercoledì 18
febbraio 2015
A cura del Prof. Giorgio
Nicolini -
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ANCHE NELLA CHIESA
E' NECESSARIA LA CONVERSIONE
IL CASO DI UN
PROFESSORE DI RELIGIONE CUI
E' STATA TOLTA L'IDONEITA'
PER AVER FATTO VEDERE AGLI
ALUNNI UN FILMATO SULLA
REALTA' DELL'ABORTO
|
'
SALVATEVI DA QUESTA
GENERAZIONE PERVERSA
Dagli Atti degli Apostoli
(2,14.36-41):
Allora Pietro,
levatosi in piedi con gli
altri Undici, parlò a voce
alta così: «Uomini di
Giudea, e voi tutti che vi
trovate a Gerusalemme, vi
sia ben noto questo e fate
attenzione alle mie parole:
"... Sappia dunque con
certezza tutta la casa di
Israele che Dio ha
costituito Signore e Cristo
quel Gesù che voi avete
crocifisso!». All'udir tutto
questo si sentirono
trafiggere il cuore e
dissero a Pietro e agli
altri apostoli: «Che cosa
dobbiamo fare, fratelli?». E
Pietro disse: «Pentitevi
e ciascuno di voi si faccia
battezzare nel nome di Gesù
Cristo, per la remissione
dei vostri peccati...". Con
molte altre parole li
scongiurava e li esortava: «Salvatevi
da questa generazione
perversa». Allora coloro
che accolsero la sua parola
furono battezzati e quel
giorno si unirono a loro
circa tremila persone.
Qual è l'origine del
Mercoledì delle Ceneri?
Il Mercoledì delle Ceneri
riceve nella tradizione
liturgica della Chiesa il
nome di “mercoledì
all'inizio del digiuno” (in
capite ieiunii). Inizia con
l'austero rito
dell'imposizione delle
ceneri, e in questo modo
inaugura la Quaresima.
Nell'anno liturgico, la
Quaresima rappresenta il
ciclo di preparazione alla
celebrazione del mistero
della Passione, Morte e
Resurrezione di Cristo. Il
Mercoledì delle Ceneri è
strettamente unito all'idea
di penitenza, dato che tra
gli ebrei si esprimeva
coprendosi il capo di cenere
e vestendosi con il
cosiddetto cilicio.
Giuditta, prima di
intraprendere l'ardua
impresa di liberare Betulia,
“cadde con la faccia a terra
e sparse cenere sul capo e
mise allo scoperto il sacco
di cui sotto era rivestita
e, nell'ora in cui veniva
offerto nel tempio di Dio in
Gerusalemme l'incenso della
sera, supplicò a gran voce
il Signore” (Gdt 9, 1).
Gesù stesso, deplorando
l'impenitenza delle città di
Corazin e Betsaida, affermò
che avrebbero meritato la
stessa fine di Tiro e Sidone
se non avessero fatto
penitenza con cenere e
cilicio (Mt 11, 21).
Ecco perché Tertulliano, San
Cipriano, Sant'Ambrogio, San
Girolamo e altri Padri e
scrittori cristiani antichi
alludono spesso alla
penitenza in cinere et
cilicio e la Chiesa, quando
nei secoli V e VI organizzò
la “penitenza pubblica”,
scelse la cenere e il sacco
per indicare il castigo di
coloro che avevano commesso
peccati gravi e notori.
Il periodo di quella
penitenza canonica iniziava
proprio quel giorno e durava
fino al Giovedì Santo. Nella
Roma del VII secolo, i
penitenti si presentavano ai
presbiteri, confessavano le
proprie colpe e, se era il
caso, ricevevano un vestito
di cilicio impregnato di
cenere, restando esclusi
dalla chiesa, con la
prescrizione di ritirarsi in
qualche abbazia per compiere
la penitenza imposta in
quella Quaresima. In altri
luoghi, i penitenti pubblici
compivano la pena
privatamente, ovvero a casa
propria. Era generale
l'abitudine di iniziare la
Quaresima con la
confessione, non solo per
purificare l'anima, ma anche
per ricevere più
frequentemente la sacra
Comunione. La confessione
dei propri peccati era
sempre orientata ad avere
“comunione con l'altare”,
ovvero a poter accedere al
sacramento eucaristico,
perché la Chiesa vive
dell'Eucaristia.
Il primo formulario di
benedizione delle ceneri
risale all'XI secolo. Il
rito di imporre le ceneri
sulla testa dei penitenti,
gesto dalla grande carica
simbolica, si diffuse
rapidamente in Europa. Le
ceneri, che provengono dalla
combustione dei rami d'ulivo
della Domenica delle Palme
dell'anno precedente, si
depositavano sulla testa
degli uomini. Alle donne
veniva fatta una croce sulla
fronte.
Dal sito ALETEIA
www.aleteia.org/it
[Traduzione dallo spagnolo a
cura di Roberta
Sciamplicotti]
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RIMEDITIAMO LE LUMINOSE
PAROLE DEL CARD. RATZINGER
NELLA VIA CRUCIS AL COLOSSEO
DEL VENERDI' SANTO 2005
PRIMA STAZIONE
Gesù è condannato a morte
Dal Vangelo secondo Matteo. 27,
22-23.26
Disse loro Pilato: “Che farò
dunque di Gesù chiamato il
Cristo?”. Tutti gli
risposero: “Sia
crocifisso!”. Ed egli
aggiunse: “Ma che male ha
fatto?”. Essi allora
urlarono: “Sia crocifisso!”.
Allora rilasciò loro Barabba
e, dopo aver fatto
flagellare Gesù, lo consegnò
ai soldati perché fosse
crocifisso.
MEDITAZIONE
Il Giudice del
mondo, che un giorno
ritornerà a giudicare tutti
noi, sta lì, annientato,
disonorato e inerme davanti
al giudice terreno. Pilato
non è un mostro di
malvagità. Sa che questo
condannato è innocente;
cerca il modo di liberarlo.
Ma il suo cuore è diviso. E
alla fine fa prevalere sul
diritto la sua posizione, se
stesso. Anche gli uomini che
urlano e chiedono la morte
di Gesù non sono dei mostri
di malvagità. Molti di loro,
il giorno di Pentecoste, si
sentiranno “trafiggere il
cuore” (At 2, 37), quando
Pietro dirà loro: “Gesù di
Nazareth – uomo accreditato
da Dio presso di voi – … voi
l’avete inchiodato sulla
croce per mano di empi…” (At
2, 22s). Ma in quel momento
subiscono l’influenza della
folla. Urlano perché urlano
gli altri e come urlano gli
altri. E così, la giustizia
viene calpestata per
vigliaccheria, per
pusillanimità, per paura del
diktat della mentalità
dominante. La sottile voce
della coscienza viene
soffocata dalle urla della
folla. L’indecisione, il
rispetto umano conferiscono
forza al male.
PREGHIERA
Signore, sei stato
condannato a morte perché la
paura dello sguardo altrui
ha soffocato la voce della
coscienza. Accade sempre
così, lungo tutta la storia,
che degli innocenti vengano
maltrattati, condannati e
uccisi. Quante volte
abbiamo, anche noi,
preferito il successo alla
verità, la nostra
reputazione alla giustizia.
Dona forza, nella nostra
vita, alla sottile voce
della coscienza, alla tua
voce. Guardami come hai
guardato Pietro dopo il
rinnegamento. Fa’ che il tuo
sguardo penetri nelle nostre
anime e indichi la direzione
alla nostra vita. A coloro
che il Venerdì santo hanno
urlato contro di te, il
giorno di Pentecoste hai
donato la commozione del
cuore e la conversione. E
così hai dato speranza a
tutti noi. Dona anche a noi,
sempre di nuovo, la grazia
della conversione.
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Il caso dell’insegnante di
religione del Liceo Cardano
di Milano.
La Curia ambrosiana ha
respinto il ricorso
presentato al Card. Scola,
confermando il decreto di
revoca
– di Paolo Deotto - da
RISCOSSA CRISTIANA
www.riscossacristiana.it
del 9 febbraio 2015 -
Si è chiusa nel peggiore dei
modi una vicenda in cui la
Chiesa milanese ha purtroppo
recitato una parte ricca di
ambiguità. I risultati
concreti sono dannosi non
solo per il diretto
interessato, ma in genere
per gli insegnanti di
religione cattolica, più che
mai nel mirino anche del
“fuoco amico”. E se ne è
parlato anche all’estero…
di Paolo Deotto
I nostri lettori
conoscono la vicenda del
prof. Giorgio Nadali,
insegnante di religione al
Liceo Cardano di Milano,
finito al centro di una
polemica suscitata da
Repubblica, che in un
articolo parlava di
studentesse “scioccate”
(particolare inventato)
dalla visione in aula del
famoso video “L’urlo
silenzioso”, nel quale
vengono mostrate dal vivo
alcune fasi di un aborto.
L’articolo su Repubblica
mise in moto un curioso
meccanismo di piena
collaborazione e insolita
tempestività tra l’autorità
religiosa, rappresentata
dalla Diocesi ambrosiana,
competente all’abilitazione
degli insegnanti di
religione cattolica, e
l’autorità civile,
rappresentata dal preside
del Liceo Cardano.
Per rileggere le varie tappe
della vicenda basta
riprendere gli articoli a
suo tempo pubblicati su
Riscossa Cristiana.
Stamane (9 febbraio) abbiamo
appreso che la Curia, a
firma del Vicario episcopale
Mons. Tremolada, ha respinto
il ricorso che il prof.
Nadali aveva presentato
contro il provvedimento di
revoca all’abilitazione
all’insegnamento, rendendo
così definitiva tale revoca.
Abbiamo letto la
comunicazione di Mons.
Tremolada e la lettura non
ha fatto altro che
confermare tutte le
perplessità che da subito
avevamo espresso in merito a
questa vicenda.
Tralasciamo una prima
affermazione, in cui il
firmatario della lettera
della Curia si preoccupa di
far notare che sono stati
rispettati i termini di
legge per la risposta al
ricorso, essendo gli stessi
prolungati per i giorni di
chiusura natalizia degli
uffici della Curia milanese.
La sostanza di questa
vicenda è ben più importante
di sterili precisazioni sul
rispetto dei tempi
burocratici.
Venendo alla sostanza, si
scopre che è proprio questa
che manca. Viene ribadito
quanto già aveva affermato
il Servizio Insegnamento
Religione Cattolica, ossia
che il video in questione è
solamente “uno degli
elementi presi in
considerazione” per revocare
l’abilitazione
all’insegnamento. Si fa
riferimento ad “elementi che
Lei ben conosce e che
riguardano tutti gli anni
del suo insegnamento”. Ci si
guarda bene però dallo
specificare quali siano tali
“elementi”, che devono
evidentemente essere di alta
gravità, per provocare
addirittura la revoca
all’insegnamento. Ma qui,
come suol dirsi, il cane si
morde la coda, perché se
esistevano elementi così
gravi, come mai la Curia ha
permesso a un insegnante di
andare avanti per ben
ventisei anni – dicasi
ventisei – senza mai
sentirsi in dovere di aprire
procedimenti disciplinari di
alcun tipo?
Si afferma che il competente
servizio della Curia ha
“tenuto aperto il dialogo in
ogni momento del suo
insegnamento”.
E allora torniamo al
discorso di prima: un
dialogo evidentemente aperto
da 26 anni, senza che mai si
rendessero necessari
provvedimenti disciplinari,
come mai solo ora si
conclude con la revoca
dell’abilitazione, in
conseguenza di una presunta
incapacità didattica? Se ne
potrebbe dedurre che non ci
siano stati né dialogo né
vigilanza, ma soprattutto
che non ci siano mai stati
motivi per censurare
l’operato del prof. Nadali.
Comunque il discorso sul
video viene ripreso per
contestare al professore il
fatto di averlo fatto vedere
agli alunni (giovani sui 16
– 17 anni) senza il consenso
delle famiglie. Questo fatto
era già accaduto, lo scorso
anno scolastico, ad opera
dello stesso insegnante
nella stessa scuola e ad
opera di molti altri
insegnanti in tante altre
scuole, senza mai suscitare
provvedimenti da parte della
Curia.
Ora, se vogliamo credere
alle fiabe possiamo credere
che solo per pura
coincidenza il provvedimento
di sospensione, e poi di
revoca, del prof. Nadali, è
stato preso poco dopo la
pubblicazione dell’articolo
di Repubblica. Il dato di
fatto indiscutibile è
comunque questo: questo
video è già stato proiettato
in tante altre scuole e non
solo dal prof. Nadali, ma
anche da altri insegnanti di
religione cattolica. Solo in
questo caso però è
intervenuta Repubblica, e la
Curia si è improvvisamente
risvegliata.
Tutte coincidenze? Ma
allora, se coincidenze sono
state, perché Mons.
Tremolada non specifica quei
misteriosi “elementi che lei
ben conosce”?
Se Mons. Tremolada facesse
queste meritorie specifiche
– ma evidentemente non è in
grado di farle – potrebbe
spazzare via le pesanti
ombre che gravano a questo
punto sulla Curia milanese.
Infatti anche l’osservatore
più disattento può notare
che:
Repubblica protesta; la
Curia subito risponde. Se
Repubblica non avesse
parlato di quel famoso
video, non avesse inventato
di sana pianta lo “choc”
subito da delicate
studentesse, la Curia cosa
avrebbe fatto? È verosimile
pensare che non avrebbe
fatto nulla.
A questo punto sembra che la
preoccupazione maggiore
della Curia sia quella di
non aver seccature con le
autorità scolastiche. Il
prof. Nadali voleva far
capire bene ai suoi allievi
la gravità dell’aborto, e
tra le altre cose ha fatto
uso anche di quel video.
Ora, la posizione della
Chiesa non è forse di
assoluta condanna
dell’aborto? E qui invece
vediamo la Curia agire
tempestivamente dopo che un
insegnante ha “disturbato”
su un tema così scottante,
visto che l’aborto viene
ormai considerato un
“diritto” indiscutibile
della donna.
Repetita iuvant: è inutile
che la Curia adesso invochi
anche presunte incapacità
didattiche del prof. Nadali.
Invocandole fa una pessima
figura, perché evidentemente
questo insegnante così
incapace ha potuto
imperversare a scuola per
ben ventisei anni! E allora,
la vigilanza della Curia
come funziona? Solo su
segnalazione di
“Repubblica”?
Nel frattempo la vicenda ha
superato i confini
nazionali:
https://www.lifesitenews.com/news/milan-archdiocese-sacks-religion-teacher-after-he-showed-students-pro-life
–
https://www.facebook.com/CatholicToday1/posts/850990304923659:0
–
http://voxcantor.blogspot.it/2014/12/milanese-curia-strips-catholic-teacher.html.
Con quale giovamento in
termini di “immagine” per la
più importante Diocesi del
mondo, è facile capire…
E per chiudere vorremmo
sottolineare che il prof.
Giorgio Nadali aveva scritto
personalmente al Card.
Scola. Era una lettera
assolutamente rispettosa, da
buon cattolico. È davvero un
peccato che il Cardinale non
abbia ritenuto di dar
personalmente alcun
riscontro al prof. Nadali,
che tra l’altro chiedeva
anche un incontro.
Vorremmo sottolineare anche
che in passato alcune
lamentele pervenute
riguardavano proprio il
fatto che il prof. Nadali
ribadiva il Magistero della
chiesa, in particolare per
le delicate questioni morali
e bioetiche. Mai la Curia ha
ricevuto lamentele per
comportamenti censurabili
del prof. Nadali. E qui
torniamo al discorso di
prima: perché Mons.
Tremolada non si sente in
dovere di specificare con
chiarezza quei misteriosi
“elementi che Lei ben
conosce”? Perché in ventisei
anni di insegnamento il
prof. Nadali non ha mai
subito alcun provvedimento
disciplinare? Perché solo
ora si scoprono le sue
“colpe”, senza peraltro
specificarle? Come si vede,
si continua a ruotare sulle
stesse domande, che non
hanno risposta. E allora si
ritorna inevitabilmente a
una considerazione
legittima: le risposte non
vengono date, perché non ci
sono.
Guardando ai dati di fatto,
che sono gli unici che
contano, possiamo solo
dedurre che il prof. Nadali
era un gran seccatore, che
ha rotto l’armoniosa
“collaborazione Chiesa –
mondo”. Ha voluto spiegare
con decisione e chiarezza
che l’aborto è un male e in
tal modo ha disturbato il
quieto vivere. E ora si
trova inabilitato, dopo
ventisei anni,
all’insegnamento della
religione cattolica.
Una vecchia massima, che non
appartiene certo alla
tradizione cattolica, bensì
a quella leninista, recita
che bisogna “colpirne uno
per educarne cento”.
Gli insegnanti di religione
sono avvertiti: state buoni,
volate basso, tirate a
campare e avrete vita
tranquilla. Ma se invece
vorrete insistere
sull’insegnamento che la
Chiesa ha sempre dato,
specie sui temi più
scottanti, quali quelli
morali e bioetici, andate a
scuotere gli splendidi
equilibri che sembrano
diventati ormai primari in
una Chiesa che non parla più
di peccato, non parla più di
morale, perché questi
argomenti sono troppo
“scottanti”.
In Sicilia una certa società
“onorata”, ma non molto,
ammoniva che “chi è cieco,
sordo e tace, vive cent’anni
in pace”.
Siamo davvero edificati.
Dopo la pubblicazione, su
Riscossa Cristiana di lunedì
9 febbraio, dell’articolo
con cui comunicavamo che la
Curia di Milano aveva
respinto il ricorso contro
il ritiro dell’abilitazione
all’insegnamento della
religione cattolica, il
prof. Giorgio Nadali ci ha
inviato questa lettera, che
volentieri pubblichiamo:
Cari amici di Riscossa
Cristiana,
Grazie a tutti di cuore
della vostra solidarietà. Ho
letto i vostri commenti.
Comprendo la vostra
indignazione, ma dobbiamo
mettere da parte il rancore
e leggere questi eventi come
un segno dei tempi e uno
stimolo a migliorare la
Chiesa. Come ha ricordato
Papa Francesco di recente,
le Curie sono malate di
“Alzheimer spirituale”. Oggi
è la giornata del malato e
la Madonna di Lourdes.
Affidiamo quindi a Lei e a
Dio la Chiesa malata dei
quindici mali che il Papa ha
lamentato. Tra questi c’è la
burocrazia, che prende il
posto del cuore, del buon
senso e della carità
cristiana. Le persone
agiscono secondo coscienza
pensando di fare il loro
bene. Anche chi mi ha
attaccato e ha voluto
vigliaccamente farmi
licenziare, ha pensato che
fosse un bene per la scuola
(e per a Chiesa) mettermi a
tacere. Molte volte la voce
dei valori cristiani è
scomoda. “Perciò mi
compiaccio nelle mie
infermità, negli oltraggi,
nelle necessità, nelle
persecuzioni, nelle angosce
sofferte per Cristo: quando
sono debole, è allora che
sono forte” voglio dire con
San Paolo. Non dovete
parlare male dei Vescovi.
Loro agiscono secondo la
loro coscienza e ne
rispondono a Dio. “Egli
scruta l’abisso e il cuore e
penetra tutti i loro
segreti”, come dice la
Scrittura. “Carissimi, se il
nostro cuore non ci
rimprovera nulla, abbiamo
fiducia in Dio”, ci ricorda
San Giovanni. Come sapete,
in queste vicende il mio
cuore non mi rimprovera
nulla. Non ho nulla da
nascondere. Ho sempre difeso
la dottrina della Chiesa e
il suo Magistero, anche
quando ho ritenuto di
mostrare cosa sia la
tragedia dell’aborto,
prendendo venti minuti alle
lezioni teoriche delle
schede di bioetica che io ho
prodotto per loro. Ho
chiesto ai nove studenti,
che hanno anche molto
insistito per la visione.
C’era un buon rapporto, così
come per gli altri ottanta
delle altre classi, con i
quali avevo impostato un
buon lavoro. Dio mi è
testimone di questo. A me
basta e anche loro lo sanno
bene. Durante la visione e
la lezione successiva il
clima in classe era sereno.
Ma evidentemente qualcuno ha
voluto diversamente. Viene
quasi da pensare alle parole
del Vangelo – che sempre
deve orientare le nostre
scelte – “Padrone, non hai
seminato del buon seme nel
tuo campo? Da dove viene
dunque la zizzania? Ed egli
rispose loro: Un nemico ha
fatto questo”. Un nemico che
aveva paura della voce di un
docente onesto e
appassionato del suo lavoro
educativo per migliaia di
studenti in un quarto di
secolo. Come sapete, a volte
è difficile accontentare
tutti e nelle mie scelte ho
sempre dato la precedenza
alla Parola di Dio e
all’insegnamento della
Chiesa. Per cui ho avuto sì
vari episodi di
contestazione per le mie
scelte didattiche, mai per
la mia condotta. Questi
attacchi (che io conosco
bene, come mi scrivono) sono
sempre stati generati da
un’intolleranza ai contenuti
e ai valori espressi e
questo è provato dai
documenti che la Curia mi ha
fatto visionare e che io già
conoscevo. Ma come sapete,
bisogna sempre agire “non
cercando di piacere agli
uomini, ma a Dio, che prova
i nostri cuori” come scrive
San Paolo. La Curia ha
scelto di non difendere gli
insegnanti di religione,
qualora il mondo li
attacchi, a ragione o a
torto, come nel mio caso. La
parola d’ordine è “niente
grane”. È una scelta.
Giudicatela voi. Per cui –
in caso di contestazioni –
tutti i docenti di religione
devono sapere di poter
patire il “fuoco amico” non
contare su chi li manda in
prima linea. Da oggi la
questione è ancora più
chiara. Come è chiaro che
parlare coraggiosamente di
certi argomenti è molto
rischioso. Da oggi l’ora di
religione non sarà più la
stessa. Sono contento che
altri colleghi della materia
non abbiano subìto questi
attacchi. Le situazioni, le
scuole e le classi sono
molto diverse e andrebbe
forse verificato – lo dico
senza malizia – cosa
effettivamente faccia (o non
faccia) un docente di
religione in classe.
Personalmente non penso, e
ho potuto confrontarmi con
altri docenti in Italia, che
un lavoro di qualità non
possa mai portare ad uno
scontro con un’ideologia che
non ci tollera. Soprattutto
a Milano e in altri grandi
centri urbani del Nord
Italia, il docente di
religione è il simbolo
dell’ingerenza della Chiesa,
che lavora in un ambiente
potenzialmente ostile e a
forte maggioranza di visione
politica anticattolica.
Sempre. Bisogna vedere se
poi riesce a mediare (o
scendere a compromessi) tra
ciò che insegna – se lo
insegna veramente – come lo
fa e l’ambiente dove lavora.
Nessuno verifica in classe
cosa faccia, a meno di
lamentele per essere troppo
coerente con il Magistero
della Chiesa su certi temi
scottanti e tabù. Aborto,
gender, eutanasia, ecc. I
colleghi sono avvisati. È
sempre meglio fare vedere un
filmetto neutrale e
divertente o parlare del più
e del meno per tirare la
fine dell’ora. Per il resto
ci vuole molto, troppo
coraggio (che secondo alcuni
è incoscienza, certo). Il
“coraggio di avvicinarci in
piena fiducia a Dio per la
fede in lui”, direbbe San
Paolo. Perdonatemi se cito
ancora la Parola di Dio in
San Giovanni: “Costoro sono
del mondo, perciò insegnano
cose del mondo e il mondo li
ascolta. Noi siamo da Dio.
Chi conosce Dio ascolta noi;
chi non è da Dio non ci
ascolta. Da ciò noi
distinguiamo lo spirito
della verità e lo spirito
dell’errore”. Per fare
questo ci vuole molto
coraggio. Non penso che sia
un problema di abilità
didattica e pedagogica, ma
chi ha dovuto giudicare, ha
ritenuto diversamente e io
lo rispetto e lo affido a
Dio. Sono sicuro che chi ha
preso il mio posto (anche se
non si è mai fatto vivo con
me) farà del suo meglio. Gli
auguro un buon lavoro
sereno, confidando che potrà
fare meglio di quanto ho
fatto io. Anche ai miei
alunni – se ci leggono –
lasciatemi estendere un
grande abbraccio. La
migliore lezione di
religione che hanno avuto è
quella nata da queste
vicende, se le hanno
comprese nella verità, non
troppo manipolati da chi non
vuole il loro bene. Ragazzi,
le mie lezioni non sono
finite . Si trasformano per
il “pubblico” molto più
vasto dei media, giornali,
televisione e libri. Certo,
anche di Facebook, visto che
mi hanno contestato pure le
foto sorridenti con loro in
classe. Di certo nessuno
avrebbe fatto foto
sorridenti col povero
preside, che sul suo profilo
di Badoo ”cerca amici”, che
gli auguro, soprattutto dopo
le sue passate tristi
vicende del liceo di Varese.
Di questa storia e lezione
di vita tutti conosceranno i
risvolti e i retroscena e lo
dico ancora senza malizia e
rancore, credetemi. Ho la
certezza nella fede che
“tutto concorre al bene di
coloro che amano Dio, che
sono stati chiamati secondo
il suo disegno”. (Scusate,
sono un “fan” di San Paolo).
Un fariseo, che si è
convertito, però! Grande! È
bello quando i farisei di
tutti i tempi si convertono.
Non saranno più “razza di
vipere”, come li chiamava
Gesù. Proprio chi mi aveva
dato l’idoneità ad insegnare
religione soleva distinguere
da una morale rabbinica
(basata solo sulla legge,
quella che mi ha giudicato)
dalla morale paolina (basata
sui valori). Era il
Cardinale Carlo Maria
Martini. Lui aveva firmato
personalmente la mia
idoneità. Invece la mia
revoca non è stata firmata
dal Cardinale Scola, che non
ha voluto assumersi questa
responsabilità. A lui va
comunque la mia stima e la
mia preghiera. Di certo
avremo presto altre
occasioni più mediatiche e
per lui prestigiose per
incontrarci (non per
scontrarci). Vi prego,
rispettate sempre i vescovi
e i vostri pastori. Pregate
per loro! Non voglio
annoiarvi ancora. Sappiate
solo che io ho sempre agito
nella scuola con coscienza
pulita. Mai un ritardo,
un’assenza (grazie a Dio) o
un richiamo disciplinare. Ho
sempre seguito il monito di
Sant’Agostino (altro
convertito eccellente) per
il mio insegnamento:
“Insegnami la dolcezza
ispirandomi la carità,
insegnami la disciplina
dandomi la pazienza e
insegnami la scienza
illuminandomi la mente”. “La
vera educazione deve essere
un’educazione alla critica”
– come diceva Don Luigi
Giussani, di cui il
Cardinale Scola è seguace
(?). Potete capire che
questo porta inevitabilmente
allo scontro con chi non
vede di buon occhio la
nostra presenza nella
scuola, oppure non capisce
la nostra buona fede nel
volere trasmettere o
testimoniare i valori in cui
crediamo, oppure si sente –
nostro malgrado – giudicato
da questi stessi valori che
non vive. In questo caso
particolare sono stato
accusato di aver escluso i
genitori degli alunni che
avevano scelto con loro di
seguire le mie lezioni di
religione, dalla scelta di
poter visionare o no un
video che spiega cosa sia
l’interruzione volontaria di
gravidanza, prima di poter
formulare un qualsiasi
giudizio etico. Sono un
“caso grave”, come ha voluto
bonariamente e
caritatevolmente definirmi
la Curia su Internet. (Il
vicario episcopale ha
autorizzato gli insulti.
Imprimatur). Vorrà dire che
passeremo da Rota alla Sacra
Rota. D’accordo, di questo
pago il prezzo e saranno
finalmente soddisfatti
coloro che mi hanno voluto
fuori della scuola. Tuttavia
forse queste persone non
condividono la fede che ci
fa credere che l’ultima
parola nelle vicende dei
figli di Dio, non ce l’hanno
loro, ma Dio stesso, che
permette (ma non vuole) le
nostre croci e le trasforma
sempre – prima o poi – in un
trampolino di lancio per
fare ancora di più e meglio
con il suo favore e la sua
benedizione. Ad aprile vi
aspetto in libreria per le
prime mille copie del libro
che parlerà di questa e
altre vicende analoghe.
L’editore è il Prof.
Giovanni Zenone (“Fede &
Cultura”), che ha subito
un’altra ingiustizia. Non
l’ho scritto nel rancore –
credetemi – ma nella
preghiera. Una parte dei
profitti andrà in
beneficienza. Ve lo
prometto. Non siate
preoccupati per me, per chi
ha espresso questo
sentimento. Dio ha già da
ora (e lo aveva anche prima)
un piano molto preciso e
bellissimo per me e questo
mi permetterà anche di
mangiare (e non solo) ogni
tanto. Vi aspetto ogni
settimana anche in edicola
su diverse riviste
nazionali, anche cattoliche.
Non mancate! Grazie anche a
“Riscossa Cristiana” per la
sua solidarietà e agli altri
media, anche esteri, che mi
hanno fatto un’enorme
pubblicità gratuita. Al
giorno d’oggi è un gran
risparmio e il mio ufficio
stampa costa! Chi ha voluto
sbattere la faccenda sui
giornali mi ha fatto un
favore, ma forse non voleva!
Ops! Un abbraccio virtuale a
tutti, anche agli alunni,
pastori e genitori che mi
hanno “tradito in buona
fede”. Che Dio vi illumini
il cuore e la mente e vi
ricolmi tutti e sempre del
suo favore e della sua
benedizione. Mi raccomando,
una riscossa cristiana ferma
e decisa, ma non violenta!
La storia (della Chiesa)
giudicherà. Scrivetemi! Io
non sono un cardinale e mi
degno di rispondere sempre a
tutti. “Siate lieti nella
speranza, forti nella
tribolazione, perseveranti
nella preghiera”. (Romani
12,12).
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UN PROGETTO DIVINO DI
SALVEZZA CHE ATTRAVERSA I
SECOLI
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDJUGORJE
NELLA PROSPETTIVA DEL
TRIONFO DEL CUORE IMMACOLATO
DI MARIA
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ANCONA, CITTA' DELLA
FEDE, ED I SUOI SANTI
Ancona è ricca
di testimonianze
religiose davvero
rare, al punto da
essere definita
"Città della Fede",
per il motivo di
essere stata tra le
primissime città al
mondo a ricevere, ad
abbracciare ed a
diffondere la Fede
Cristiana, circa
nell'anno 35,
proprio
immediatamente dopo
la Morte e la
Risurrezione di Gesù
Cristo. Le
storie di molte
reliquie e di
molti Santi legati
alla città sono
state raccolte - e
indicate con il
collegamento in
Internet - nel
Calendario 2015 di
Tele Maria - Scarica
e diffondi
liberamente in
Internet (Siti,
Facebook, Twitter,
Linkedin, ecc,) il
Calendario 2015 di
Tele Maria
dall'indirizzo:
www.telemaria.it/CalendarioTeleMaria2015.pdf
|
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SI AUTORIZZA E SI RACCOMANDA
LA DIFFUSIONE DI QUESTI
TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI POSTA
ELETTRONICA E L'INSERIMENTO
IN SITI DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona stampa
tra le persone vostre amiche
e conoscenti. La buona
stampa entra anche nelle
case dove non può entrare il
sacerdote, è tollerata
persino dai cattivi.
Presentandosi non
arrossisce, trascurata non
si inquieta, letta, insegna
la verità con calma,
disprezzata, non si lamenta
(San Giovanni
Bosco)
|
AVVERTENZE
Questo messaggio viene
inviato a circa 12.000
indirizzi presenti nella
Lista dei Contatti di "Tele
Maria". In ottemperanza
della Legge 175 del
31/12/1996 e delle nuove
norme del Testo Unico,
entrate in vigore dal 1°
gennaio 2004 (articoli 136,
137 e 138 del Titolo XII,
riguardanti le modalità
dell'attività di giornalismo
e delle espressioni
letterarie ed artistiche),
il presente messaggio non
può essere considerato
"spam" poiché contiene la
possibilità di essere
rimosso da invii ulteriori.
Nel caso, pertanto, queste
comunicazioni non fossero
più di tuo interesse, o ti
fossero pervenute per
errore, in ogni momento sarà
possibile modificare o
cancellare in modo diretto
il tuo indirizzo mediante i
collegamenti sottostanti. Il
Prof. Giorgio Nicolini è il
solo responsabile del
trattamento dei dati, a cui
ci si può rivolgere anche
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