SAN
GIUSEPPE LAVORATORE,
PROTETTORE DELLA SANTA
CASA E DELLA VITA
1° Maggio 2007 -
1° Maggio 2015
UN ANNIVERSARIO
IMPORTANTE: TELE MARIA
DA 8 ANNI IN INTERNET
|
Notiziario periodico
di Tele Maria /
23-2015
Ancona, Venerdì
1° maggio 2015
San Giuseppe
Lavoratore
LETTERA INFORMATIVA
a cura del Prof.
Giorgio Nicolini
Tel,/Fax
071.83552 - Cell.
339.6424332 - Posta
Elettronica:
direttore@telemaria.it
Sito Internet:
www.lavoce.an.it |
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Tele Maria
UNA TELEVISIONE DONO DI
MARIA
Trasmissioni
Internazionali mediante
la Rete Internet -
www.telemaria.it
Visibile anche
nei televisori con
wi-fi
e nei cellulari -
Possibilità di
trasmissioni in diretta
per collaborazioni
esterne
Trasmette tutto
ciò che è vero, nobile,
giusto, puro, amabile,
onorato, quello che è
virtù e merita lode
(Fil.4,8)
Sito di Spiritualità
varia, con tematiche di
attualità e trattazioni
teologiche inerenti la
Fede, la Morale, la
Spiritualità e
l'Apologetica Cattolica,
per aiutare ad una
formazione cristiana e
spirituale degli utenti,
con particolare
attenzione verso i
giovani e la loro
ricerca della verità.
|
GESU' DI
NAZARETH E' DIO, IL
FIGLIO DI DIO INCARNATO
Concepito per opera
dello Spirito Santo nel
grembo di Maria Vergine,
nella Santa Casa di
Nazareth intorno al 25
marzo dell'anno 748 di
Roma (6-5 a.C.). Nato
ebreo a Betlemme,
intorno al 25 dicembre
dell'anno 748 di Roma
(6-5 a.C.), al tempo del
re Erode e
dell'imperatore Cesare
Augusto. Morto
crocifisso a Gerusalemme
il venerdì 7 aprile
dell'anno 30,
sotto il procuratore
Ponzio Pilato, essendo
imperatore Tiberio.
RISORTO GLORIOSO DAI
MORTI IL 9 APRILE
DELL'ANNO 30
|
DALLA SANTA CASA
DI NAZARETH A LORETO
LA NUOVA
EVANGELIZZAZIONE
WWW.LAVOCECATTOLICA.IT/SANTACASA.HTM
«Quanto è terribile
questo luogo! Questa è
proprio la casa di Dio,
questa è la porta del
cielo» (Gen.28,17)
LA SANTA CASA DI
NAZARETH A LORETO
BALUARDO DELL’EUROPA
CRISTIANA NEL TEMPO
DELL’APOSTASIA
HO FISSATO UN LIMITE…
FIN QUI GIUNGERAI E NON
OLTRE E QUI
S’INFRANGERA’ L’ORGOGLIO
DELLE TUE ONDE
(Gb.38,10)
La Chiesa, nel suo
progetto educativo, deve
ritornare a parlare di
Gesù,
scendere dai pulpiti e
ritornare nelle strade
dove vivono i delusi ed
i repressi,
in modo che la gente,
come diceva Paolo VI,
riconosca nella Chiesa
il volto di una
madre-amica”
(Card. Edoardo
Menichelli, Vescovo di
Ancona)
|
ALLA FINE IL MIO CUORE
IMMACOLATO TRIONFERA'
UN PROGETTO DIVINO DI
SALVEZZA CHE ATTRAVERSA
I SECOLI
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDJUGORJE
|
Tele Maria da 8 anni in
Internet
1° Maggio 2007 -
1° Maggio 2015
UN ANNIVERSARIO
IMPORTANTE PER UN
APOSTOLATO PIU' AMPIO
DA 8 ANNI TRASMISSIONI
DI TELE MARIA IN
INTERNET
ORA CON LE NUOVE
TECNOLOGIE VISIBILE
ANCHE NEI TELEVISORI DI
CASA E NEI TELEFONINI
www.telemaria.it
Sotto la protezione di
San Giuseppe Lavoratore
e proprio all'inizio del
Mese Mariano di Maggio 8
anni fa (Primo Maggio
2007) nasceva TELE MARIA
con la prima
trasmissione andata in
onda su LA VERIDICITA'
STORICA DELLA MIRACOLOSA
TRASLAZIONE DELLA SANTA
CASA DI NAZARETH A
LORETO, esposta dal
Prof. Giorgio Nicolini,
fondatore della
Emittente - TELE MARIA
trasmette programmi
secondo le indicazioni
dell'esortazione di San
Paolo ai cristiani:
"Fratelli, tutto quello
che è vero, nobile,
giusto, puro, amabile,
onorato, quello che è
virtù e merita lode,
tutto questo sia oggetto
dei vostri pensieri"
(cfr. Fil.4,8).
TELE MARIA
RINGRAZIA I SUOI UTENTI
E I SUOI BENEFATTORI
Ancona, inizio
trasmissioni dal 1°
maggio 2007
San Giuseppe Lavoratore,
custode della Santa Casa
e della Vita
Giuseppe,
senza generazione
carnale, ha avuto un Dio
come figlio
Tutto è grande,
tutto è sublime nei tre
personaggi che
compongono sulla terra
la Sacra Famiglia del
Salvatore del mondo!
Dopo la Trinità celeste,
Padre, Figlio e Spirito
Santo, non vi è nulla di
più misterioso e di più
augusto di questa
trinità terrestre: Gesù
Cristo, Maria e
Giuseppe. Gesù Cristo è
uomo senza cessare
d'essere Dio; Maria è
madre, senza smettere di
essere vergine; Giuseppe
è sposo, senza cessare
d'essere puro. Gesù
Cristo è figlio senza
avere avuto mai padre
sulla terra; Maria è
madre senza il concorso
di un uomo; Giuseppe è
padre senza avere mai
avuto figli. E nondimeno
Gesù Cristo, senza avere
avuto per padre un uomo,
è vero figlio dell'uomo;
Maria, senza aver mai
conosciuto uomo, è
divenuta feconda;
Giuseppe senza
generazione carnale, ha
avuto un Dio per figlio.
Padre Joachim Ventura,
Orazione panegiristica
sulla paternità di S.
Giuseppe
in Cardinal Lépicier ,
Saint Joseph, époux de
la Très Sainte Vierge -
Lethelleux, 1932
|
LETTERA ALLA
MADRE
DI UN BAMBINO ABORTITO
Cara Mamma,
tu non mi conosci in
quanto, quand’ero ancora
nel tuo grembo, hai
deciso che la mia vita
venisse soppressa con
l’aborto. Ma, rifiutato
dagli uomini, sono stato
raccolto dal Signore che
ha detto: "Si
dimentica forse una
donna del suo bambino,
così da non commuoversi
per il figlio delle sue
viscere? Anche se queste
donne si dimenticassero,
io invece non ti
dimenticherò mai"
(Is. 49,15). E Dio
d’amore, in virtù dei
meriti di Gesù Cristo e
delle preghiere della
Chiesa e di tutti i
santi, mi ha portato nel
Paradiso. Essendo morto
da piccolo, non in grado
quindi di compiere il
bene ed il male e di
discernerlo, non sono
stato sottoposto al
giudizio come invece
accadrà a te ed agli
altri uomini nel momento
della morte. Io so che
sei stata sedotta da
certi falsi maestri che,
come Lucifero con Eva,
ti hanno fatto credere
che si trattava "solo di
un’interruzione della
gravidanza", mentre il
Papa con l’enciclica
"Evangelium
vitae" ha
chiarito che invece
è un peccato
mortale. So che
non hai mai letto la
Bibbia e neppure tale
enciclica, mentre
preferivi passare ore
davanti alla
televisione, strumento
utile ma che gli uomini
hanno reso un moderno
vitello d’oro. Se tu
avessi letto la Parola
di Dio avresti meditato
il libro sapienziale del
Qoelet che insegna
"Per ogni cosa c'è il
suo momento, il suo
tempo per ogni faccenda
sotto il cielo".
Avresti quindi atteso il
momento propizio per
compiere quegli atti
d’amore che mi hanno
dato vita in un momento
per te indesiderato.
Credendoti libera ed
emancipata secondo le
teorie del mondo, ti sei
trovata "prigioniera"
della mia presenza che
ti avrebbe impegnata in
compiti e responsabilità
per le quali non ti
sentivi matura.
Nonostante i consigli di
chi, ispirato da Dio, ti
stimolava ad affidarti
comunque alla Sua
provvidenza,
come fece Agar nel
deserto ed altre donne
bibliche antesignane di
Maria Santissima che ha
avuto la massima fiducia
in Dio, tu hai preferito
sbarazzarti di me.
Padre Pio,
durante la confessione
di una donna che aveva
abortito, le mostrò in
visione un papa osannato
dalle folle dicendole
che Dio aveva progettato
per suo figlio un tale
ruolo.
Ma io, dal
Paradiso, ti amo lo
stesso e prego perché tu
ti salvi. In molti casi
la preghiera dei bambini
abortiti è l’unica
orazione, unita a quella
di qualche familiare,
recitata incessantemente
a favore della loro
madre. Se
sentirai dei rimorsi,
sappi che, come è
successo a tante madri
che hanno abortito, tali
rimorsi sono una grazia
che va accolta e
perfezionata con la
confessione del tuo
grave peccato, che il
Signore d’infinita
misericordia arde dal
desiderio di perdonare;
ma non può farlo senza
il tuo pentimento. Non
trascurare tale grazia
ed affrettati a
sbarazzarti del grave
peccato. Da tale peccato
devi liberarti il più
presto possibile per la
tua serenità e per la
gioia di Dio che ha
detto "Così, vi
dico, ci sarà più gioia
in cielo per un
peccatore convertito,
che per novantanove
giusti che non hanno
bisogno di conversione"
(Lc. 15,7). Poiché
ti amo non desidero che
tu, incurante dei
richiami alla
conversione ed al
pentimento, finisca
nell’inferno che esiste
ed è esattamente come la
Madonna, mia Madre in
cielo, l’ha mostrato ai
veggenti di Fatima e di
Medjugorje. Anche se
andrai da medici o
psicologi per tentare di
allontanare il "rimorso
provvidenziale", nessun
di loro potrà mai
cancellare la tua colpa,
ma un sacerdote sì.
Tuo figlio mai
nato.
|
SAN GIUSEPPE:
L’UOMO GIUSTO
Il custode della Santa
Casa di Nazareth a
Loreto e il custode
della Vita
PATRONO DELLA CHIESA
UNIVERSALE
La figura e la
missione di San Giuseppe
nella vita di Cristo e
della Chiesa
ESORTAZIONE APOSTOLICA
"REDEMPTORIS CUSTOS" DI
GIOVANNI PAOLO II
(15 agosto 1989)
«Giuseppe figlio di
Davide, non temere di
prendere con te Maria,
tua sposa, perché quel
che è generato in lei
viene dallo Spirito
Santo. Ella partorirà un
figlio, e tu lo
chiamerai Gesù; egli
infatti salverà il suo
popolo dai suoi peccati»
(Mt.1,20-21). In queste
parole è racchiuso il
nucleo centrale della
verità biblica su san
Giuseppe, il momento
della sua esistenza a
cui in particolare si
riferiscono i padri
della Chiesa. (cfr.
n.2).
Chiamato ad
essere il custode del
redentore, «Giuseppe
fece come gli aveva
ordinato l'angelo del
Signore e prese con sé
la sua sposa» (Mt.1,24).
Ispirandosi al Vangelo,
i padri della Chiesa fin
dai primi secoli hanno
sottolineato che san
Giuseppe, come ebbe
amorevole cura di Maria
e si dedicò con gioioso
impegno all'educazione
di Gesù Cristo (cfr. S.
Irenaei, «Adversus
haereses», IV, 23, 1: S.
Ch. 100/2, 692-694),
così custodisce e
protegge il suo mistico
corpo, la Chiesa, di cui
la Vergine santa è
figura e modello. (cfr.
n.1).
L'UOMO GIUSTO
Nel corso
della sua vita, che fu
una peregrinazione nella
fede, Giuseppe, come
Maria, rimase fedele
sino alla fine alla
chiamata di Dio. La vita
di lei fu il compimento
sino in fondo di quel
primo «fiat» pronunciato
al momento
dell'Annunciazione,
mentre Giuseppe - come è
già stato detto - al
momento della sua
«annunciazione» non
proferì alcuna parola:
semplicemente egli «fece
come gli aveva ordinato
l'angelo del Signore»
(Mt.1,24). E questo
primo «fece» divenne
l'inizio della «via di
Giuseppe». Lungo questa
via i Vangeli non
annotano alcuna parola
detta da lui. Ma il
silenzio di Giuseppe ha
una speciale eloquenza:
grazie ad esso si può
leggere pienamente la
verità contenuta nel
giudizio che di lui dà
il Vangelo: il «giusto»
(Mt.1,19). Bisogna saper
leggere questa verità,
perché vi è contenuta
una delle più importanti
testimonianze circa
l'uomo e la sua
vocazione. Nel corso
delle generazioni la
Chiesa legge in modo
sempre più attento e
consapevole una tale
testimonianza, quasi
estraendo dal tesoro di
questa insigne figura
«cose nuove e cose
antiche» (Mt.13,52).
(cfr. n.17).
L'uomo
«giusto» di Nazaret
possiede soprattutto le
chiare caratteristiche
dello sposo.
L'Evangelista parla di
Maria come di «una
vergine, promessa sposa
di un uomo... chiamato
Giuseppe» (Lc.1,27).
Prima che comincia a
compiersi «il mistero
nascosto da secoli»
(Ef.3,9), i Vangeli
pongono dinanzi a noi
l'immagine dello sposo e
della sposa. Secondo la
consuetudine del popolo
ebraico, il matrimonio
si concludeva in due
tappe: prima veniva
celebrato il matrimonio
legale (vero
matrimonio), e solo dopo
un certo periodo, lo
sposo introduceva la
sposa nella propria
casa. Prima di vivere
insieme con Maria,
Giuseppe quindi era già
il suo «sposo»… (cfr.
n.18).
IL PATRONO DELLA
FAMIGLIA
Nelle parole
dell'«annunciazione»
notturna Giuseppe
ascolta non solo la
verità divina circa
l'ineffabile vocazione
della sua sposa, ma vi
riascolta, altresì, la
verità circa la propria
vocazione. Quest'uomo
«giusto» che, nello
spirito delle più nobili
tradizioni del popolo
eletto, amava la Vergine
di Nazaret ed a lei si
era legato con amore
sponsale, è nuovamente
chiamato da Dio a questo
amore. «Giuseppe fece
come gli aveva ordinato
l'angelo del Signore e
prese con sé la sua
sposa» (Mt.1,24); quello
che è generato in lei
«viene dallo Spirito
Santo»: da tali
espressioni non bisogna
forse desumere che anche
il suo amore di uomo
viene rigenerato dallo
Spirito Santo? Non
bisogna forse pensare
che l'amore di Dio, che
è stato riversato nel
cuore umano per mezzo
dello Spirito Santo
(cfr. Rom.5,5), forma
nel modo più perfetto
ogni amore umano?
Esso forma
anche - ed in modo del
tutto singolare -
l'amore sponsale dei
coniugi, approfondendo
in esso tutto ciò che
umanamente è degno e
bello, ciò che porta i
segni dell'esclusivo
abbandono, dell'alleanza
delle persone e
dell'autentica comunione
sull'esempio del mistero
trinitario. «Giuseppe...
prese con sé la sua
sposa, la quale, senza
che egli la conoscesse,
partorì un figlio»
(Mt.1,24-25). Queste
parole indicano un'altra
vicinanza sponsale. La
profondità di questa
vicinanza, la spirituale
intensità dell'unione e
del contatto tra le
persone - dell'uomo e
della donna - provengono
in definitiva dallo
Spirito, che dà la vita
(Gv.6,63).
Giuseppe,
obbediente allo Spirito,
proprio in esso ritrovò
la fonte dell'amore, del
suo amore sponsale di
uomo, e fu questo amore
più grande di quello che
«l'uomo giusto» poteva
attendersi a misura del
proprio cuore umano. (…)
Poiché il connubio è la
massima società e
amicizia, a cui di sua
natura va unita la
comunione dei beni, ne
deriva che, se Dio ha
dato come sposo Giuseppe
alla Vergine, glielo ha
dato non solo a compagno
della vita, testimone
della verginità e tutore
dell'onestà, ma anche
perché partecipasse, per
mezzo del patto
coniugale, all'eccelsa
grandezza di lei» (Leone
XIII, «Quamquam
Pluries», die 15 aug.
1889: «Leonis XIII P. M.
Acta» IX [190] 177s).
(cfr. n.19).
Un tale
vincolo di carità
costituì la vita della
santa Famiglia prima
nella povertà di
Betlemme, poi
nell'esilio in Egitto e,
successivamente, nella
dimora a Nazaret. La
Chiesa circonda di
profonda venerazione
questa Famiglia,
proponendola quale
modello a tutte le
famiglie.
IL PATRONO DELLA
VITA
Inserita
direttamente nel mistero
dell'Incarnazione, la
Famiglia di Nazaret
costituisce essa stessa
uno speciale mistero. Ed
insieme - così come
nella Incarnazione - a
questo mistero
appartiene la vera
paternità: la forma
umana della famiglia del
Figlio di Dio - vera
famiglia umana, formata
dal mistero divino. In
essa Giuseppe è il
padre: non è la sua una
paternità derivante
dalla generazione;
eppure, essa non è
«apparente», o soltanto
«sostitutiva», ma
possiede in pieno
l'autenticità della
paternità umana, della
missione paterna nella
famiglia. E' contenuta
in ciò una conseguenza
dell'unione ipostatica:
umanità assunta
nell'unità della Persona
divina del Verbo-Figlio,
Gesù Cristo. Insieme con
l'assunzione
dell'umanità, in Cristo
è anche «assunto» tutto
ciò che è umano e, in
particolare, la
famiglia, quale prima
dimensione della sua
esistenza in terra. In
questo contesto è anche
«assunta» la paternità
umana di Giuseppe. In
base a questo principio
acquistano il loro
giusto significato le
parole rivolte da Maria
a Gesù dodicenne nel
tempio: «Tuo padre ed
io... ti cercavamo». Non
è questa una frase
convenzionale: le parole
della Madre di Gesù
indicano tutta la realtà
dell'Incarnazione, che
appartiene al mistero
della Famiglia di
Nazaret. Giuseppe, il
quale sin dall'inizio
accettò mediante
«l'obbedienza della
fede» la sua paternità
umana nei riguardi di
Gesù, seguendo la luce
dello Spirito Santo, che
per mezzo della fede si
dona all'uomo,
certamente scopriva
sempre più ampiamente il
dono ineffabile di
questa sua paternità.
(cfr. n.21).
IL CUSTODE DELLA
SANTA CASA DI NAZARETH
Anche sul
lavoro di carpentiere
nella casa di Nazaret si
stende lo stesso clima
di silenzio, che
accompagna tutto quanto
si riferisce alla figura
di Giuseppe. E' un
silenzio, però che svela
in modo speciale il
profilo interiore di
questa figura. I Vangeli
parlano esclusivamente
di ciò che Giuseppe
«fece»; tuttavia,
consentono di scoprire
nelle sue «azioni»,
avvolte dal silenzio, un
clima di profonda
contemplazione. Giuseppe
era in quotidiano
contatto col mistero
«nascosto da secoli»,
che «prese dimora» sotto
il tetto di casa sua.
Questo spiega, ad
esempio, perché santa
Teresa di Gesù, la
grande riformatrice del
Carmelo contemplativo,
si fece promotrice del
rinnovamento del culto
di san Giuseppe nella
cristianità occidentale.
(cfr. n.25).
Il
sacrificio totale, che
Giuseppe fece di tutta
la sua esistenza alle
esigenze della venuta
del Messia nella propria
casa, trova la ragione
adeguata nella «sua
insondabile vita
interiore, dalla quale
vengono a lui ordini e
conforti singolarissimi,
e derivano a lui la
logica e la forza,
propria delle anime
semplici e limpide,
delle grandi decisioni,
come quella di mettere
subito a disposizione
dei disegni divini la
sua libertà, la sua
legittima vocazione
umana, la sua felicità
coniugale, accettando
della famiglia la
condizione, la
responsabilità ed il
peso, e rinunciando per
un incomparabile
virgineo amore al
naturale amore coniugale
che la costituisce e la
alimenta» («Insegnamenti
di Paolo VI», VII [1969]
1268). Questa
sottomissione a Dio, che
è prontezza di volontà
nel dedicarsi alle cose
che riguardano il suo
servizio, non è altro
che l'esercizio della
devozione, la quale
costituisce una delle
espressioni della virtù
della religione (cfr. S.
Thomae, «Summa
Theologiae», II-II, q.
82, a. 3, ad 2). (cfr.
n.26).
Poiché
l'amore «paterno» di
Giuseppe non poteva non
influire sull'amore
«filiale» di Gesù e,
viceversa, l'amore
«filiale» di Gesù non
poteva non influire
sull'amore «paterno» di
Giuseppe, come
inoltrarsi nelle
profondità di questa
singolarissima
relazione? Le anime più
sensibili agli impulsi
dell'amore divino vedono
a ragione in Giuseppe un
luminoso esempio di vita
interiore. Inoltre,
l'apparente tensione tra
la vita attiva e quella
contemplativa trova in
lui un ideale
superamento, possibile a
chi possiede la
perfezione della carità.
Seguendo la nota
distinzione tra l'amore
della verità («caritas
veritatis») e l'esigenza
dell'amore («necessitas
caritatis») (cfr. S.
Thomae, «Summa
Theologiae», II-II, q.
182, a. 1, ad 3),
possiamo dire che
Giuseppe ha sperimentato
sia l'amore della
verità, cioè il puro
amore di contemplazione
della verità divina che
irradiava dall'umanità
di Cristo, sia
l'esigenza dell'amore,
cioè l'amore altrettanto
puro del servizio,
richiesto dalla tutela e
dallo sviluppo di quella
stessa umanità. (cfr.
n.27)
IL PATRONO DELLA
CHIESA DEL NOSTRO TEMPO
In tempi
difficili per la Chiesa
Pio IX, volendo
affidarla alla speciale
protezione del santo
patriarca Giuseppe, lo
dichiarò «Patrono della
Chiesa cattolica» (S.
Rituum Congreg.,
«Quemadmodum Deus», die
8 dec. 1870: «Pii IX P.
M. Acta», pars I, vol.
V, 283). Il Pontefice
sapeva di non compiere
un gesto peregrino,
perché a motivo
dell'eccelsa dignità
concessa da Dio a questo
suo fedelissimo servo,
«la Chiesa, dopo la
Vergine Santa, sposa di
lui, ebbe sempre in
grande onore e ricolmò
di lodi il beato
Giuseppe, e di
preferenza a lui ricorse
nelle angustie» (S.
Rituum Congreg.,
«Quemadmodum Deus, die 8
dec. 1870: «Pii IX P. M.
Acta+, pars I, vol. V,
282s). Quali sono i
motivi di tanta fiducia?
Leone XIII li espone
così: «Le ragioni per
cui il beato Giuseppe
deve essere considerato
speciale Patrono della
Chiesa, e la Chiesa, a
sua volta, ripromettersi
moltissimo dalla tutela
e dal patrocinio di lui,
nascono principalmente
dall'essere egli sposo
di Maria e padre
putativo di Gesù...
Giuseppe fu a suo tempo
legittimo e naturale
custode, capo e
difensore della divina
Famiglia... E' dunque
cosa conveniente e
sommamente degna del
beato Giuseppe, che, a
quel modo che egli un
tempo soleva tutelare
santamente in ogni
evento la famiglia di
Nazaret, così ora copra
e difenda col suo
celeste patrocinio la
Chiesa di Cristo»
(«Quamquam Pluries», die
15 aug. 1889: «Leonis
XIII P. M. Acta», IX
[1890] 177-179). (cfr.
n.28).
Questo
patrocinio deve essere
invocato ed è necessario
tuttora alla Chiesa non
soltanto a difesa contro
gli insorgenti pericoli,
ma anche e soprattutto a
conforto del suo
rinnovato impegno di
evangelizzazione nel
mondo e di
rievangelizzazione in
quei «paesi e nazioni
dove - come ho scritto
nell'esortazione
apostolica
"Christifideles Laici" -
la religione e la vita
cristiana erano un tempo
quanto mai fiorenti», e
che «sono ora messi a
dura prova» (34). Per
portare il primo
annuncio di Cristo o per
riportarlo laddove esso
è trascurato o
dimenticato, la Chiesa
ha bisogno di una
speciale «virtù
dall'alto» (cfr.
Lc.24,49; At.1,8),
donazione certo dello
Spirito del Signore non
disgiunta
dall'intercessione e
dall'esempio dei suoi
santi. (cfr. n.29).
Già cento
anni fa Papa Leone XIII
esortava il mondo
cattolico a pregare per
ottenere la protezione
di san Giuseppe, patrono
di tutta la Chiesa.
L'epistola enciclica
«Quamquam Pluries» si
richiamava a
quell'«amore paterno»
che Giuseppe «portava al
fanciullo Gesù», ed a
lui, «provvido custode
della divina Famiglia»,
raccomandava «la cara
eredità che Gesù Cristo
acquistò col suo
sangue». Da allora la
Chiesa - come ho
ricordato all'inizio -
implora la protezione di
san Giuseppe - «per quel
sacro vincolo di carità
che lo strinse
all'Immacolata Vergine
Madre di Dio» e gli
raccomanda tutte le sue
sollecitudini, anche per
le minacce che incombono
sulla famiglia umana.
Ancora oggi abbiamo
numerosi motivi per
pregare nello stesso
modo: «Allontana da noi,
o padre amatissimo,
questa peste di errori e
di vizi..., assistici
propizio dal cielo in
questa lotta col potere
delle tenebre...; e come
un tempo scampasti dalla
morte la minacciata vita
del bambino Gesù, così
ora difendi la santa
Chiesa di Dio dalle
ostili insidie e da ogni
avversità» (cfr. «Oratio
ad Sanctum Iosephum»,
quae proxime sequitur
textum ipsius Epist.
Enc. «Quamquam Pluries"»
die 15 aug. 1889: «Leone
XIII P. M. Acta», IX
[1890] 183). Ancora oggi
abbiamo perduranti
motivi per raccomandare
a san Giuseppe ogni
uomo. (cfr. n.31).
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE
A te, o beato
Giuseppe, stretti dalla
tribolazione,
ricorriamo, e fiduciosi
invochiamo il tuo
patrocinio, dopo quello
della tua santissima
sposa. Per quel sacro
vincolo di carità, che
ti strinse
all'Immacolata Vergine
Maria, Madre di Dio, e
per l'amore paterno che
portasti al fanciullo
Gesù, riguarda, te ne
preghiamo, con occhio
benigno la cara eredità
che Gesù Cristo acquistò
col suo Sangue, e col
tuo potere ed aiuto
sovvieni ai nostri
bisogni. Proteggi, o
provvido custode della
Divina Famiglia,
l'eletta prole di Gesù
Cristo: allontana da
noi, o Padre amatissimo,
gli errori e i vizi, che
ammorbano il mondo;
assistici propizio dal
cielo in questa lotta
col potere delle
tenebre, o nostro
fortissimo protettore; e
come un tempo salvasti
dalla morte la
minacciata vita del
pargoletto Gesù, così
ora difendi la santa
Chiesa di Dio dalle
ostili insidie e da ogni
avversità; e stendi
ognora sopra ciascuno di
noi il tuo patrocinio,
affinché a tuo esempio e
mediante il tuo
soccorso, possiamo
virtuosamente vivere,
piamente morire e
conseguire l'eterna
beatitudine in cielo.
Amen.
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Nel giorno
dopo il sabato, Maria di
Màgdala si recò al
sepolcro di buon
mattino, quand'era
ancora buio, e vide che
la pietra era stata
ribaltata dal sepolcro.
Corse allora e andò da
Simon Pietro e
dall'altro discepolo,
quello che Gesù amava, e
disse loro: «Hanno
portato via il Signore
dal sepolcro e non
sappiamo dove l'hanno
posto!». Uscì allora
Simon Pietro insieme
all'altro discepolo, e
si recarono al sepolcro.
Correvano insieme tutti
e due, ma l'altro
discepolo corse più
veloce di Pietro e
giunse per primo al
sepolcro. Chinatosi,
vide le bende per terra,
ma non entrò. Giunse
intanto anche Simon
Pietro che lo seguiva ed
entrò nel sepolcro e
vide le bende per terra,
e il sudario, che gli
era stato posto sul
capo, non per terra con
le bende, ma piegato in
un luogo a parte. Allora
entrò anche l'altro
discepolo, che era
giunto per primo al
sepolcro, e vide e
credette. Non avevano
infatti ancora compreso
la Scrittura, che egli
cioè doveva risuscitare
dai morti.
I discepoli intanto se
ne tornarono di nuovo a
casa. Maria invece stava
all'esterno vicino al
sepolcro e piangeva.
Mentre piangeva, si
chinò verso il sepolcro
e vide due angeli in
bianche vesti, seduti
l'uno dalla parte del
capo e l'altro dei
piedi, dove era stato
posto il corpo di Gesù.
Ed essi le dissero:
«Donna, perché piangi?».
Rispose loro: «Hanno
portato via il mio
Signore e non so dove lo
hanno posto».
Detto questo, si
voltò indietro e vide
Gesù che stava lì in
piedi; ma non sapeva che
era Gesù. Le disse Gesù:
«Donna, perché
piangi? Chi cerchi?».
Essa, pensando che fosse
il custode del giardino,
gli disse: «Signore,
se l'hai portato via tu,
dimmi dove lo hai posto
e io andrò a prenderlo».
Gesù le disse:
«Maria!». Essa
allora, voltatasi verso
di lui, gli disse in
ebraico: «Rabbunì!»,
che significa: Maestro!
Gesù le disse: «Non mi
trattenere, perché non
sono ancora salito al
Padre; ma và dai miei
fratelli e dì loro: Io
salgo al Padre mio e
Padre vostro, Dio mio e
Dio vostro». Maria di
Màgdala andò subito ad
annunziare ai discepoli:
«Ho visto il Signore» e
anche ciò che le aveva
detto.
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Le principali
documentazioni
storiche che
comprovano la
“veridicità
storica” di
“almeno” cinque
“traslazioni
miracolose”
della Santa Casa
di Nazareth,
avvenute tra il
1291 e il 1296:
a
Tersatto
(nell’ex-Jugoslavia,
dal 9-10 maggio
1291 al 9-10
dicembre 1294),
ad Ancona
(località
Posatora,
nel 1295, per
nove mesi),
nella
selva della
signora Loreta
nella
pianura
sottostante
l’attuale
cittadina di
“Loreto”, il cui
nome deriva
proprio da
quella signora
di nome “Loreta”
(dal dicembre
1295 all'agosto
1296, per otto
mesi); poi
sul
campo di due
fratelli
sul
colle lauretano
o Monte Prodo
(dall'agosto al
dicembre 1296,
per quattro
mesi) e infine
sulla pubblica
strada,
ove ancor oggi
si trova, sotto
la cupola
dell’attuale
Basilica
(dicembre 1296).
Affinché per
l'incuria degli
uomini,
che di solito
offusca anche le
cose più
insigni,
non sia
cancellato il
ricordo
di un fatto così
meraviglioso"
(Beato Giovanni
Battista
Spagnoli, detto
"il Mantovano")
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Conferenza
tenuta dal Prof.
Giorgio Nicolini
a Staggia Senese
il 24 aprile
2015
Dal Sito http://www.amicideltimone-staggia.it/it/articoli.php?id=126
GLI
ANGELI HANNO
TRASPORTATO LA
CASA DI MARIA DA
NAZARET A LORETO
-
La traslazione
angelica è
confermata sia
da prove
storiche,
documentali e
archeologiche,
sia da Papi e da
mistici - A
Loreto, nelle
Marche, si trova
da secoli la
Santa Casa, cioè
la casa dove
Maria è nata, ha
vissuto e dove
ha ricevuto la
visita
dell'Arcangelo
Gabriele che le
ha annunciato il
concepimento
verginale di
Gesù. (...)
Ad approfondire
la traslazione
angelica abbiamo
avuto il piacere
di ospitare il
professor
Giorgio Nicolini
che allo studio
della Santa Casa
ha dedicato la
vita conducendo,
spesso in
solitaria, la
battaglia per
far riconoscere
la verità
storica di
quanto accaduto
da Nazaret a
Loreto.
A
BREVE
PUBBLICHEREMO UN
RESOCONTO
DETTAGLIATO
DELLA SERATA -
ECCO UN VIDEO
NEL QUALE IL
PROF. NICOLINI
RIASSUME I FATTI
DELLA
TRASLAZIONE
DELLA SANTA CASA
-
https://www.itstream.tv/play/MzkwMjk
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Ancona è ricca
di testimonianze
religiose
davvero rare, al
punto da essere
definita "Città
della Fede", per
il motivo di
essere stata tra
le primissime
città al mondo a
ricevere, ad
abbracciare ed a
diffondere la
Fede Cristiana,
circa nell'anno
35, proprio
immediatamente
dopo la Morte e
la Risurrezione
di Gesù Cristo. Le
storie di molte
reliquie e di
molti Santi
legati alla
città sono state
raccolte - e
indicate con il
collegamento in
Internet - nel
Calendario 2015
di Tele Maria -
Scarica e
diffondi
liberamente in
Internet (Siti,
Facebook,
Twitter,
Linkedin, ecc,)
il Calendario
2015 di Tele
Maria
dall'indirizzo:
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La vita umana
deve essere
rispettata e
protetta in modo
assoluto fin dal
momento del
concepimento.
Dal primo
istante della
sua esistenza
l'essere umano
deve vedersi
riconosciuti i
diritti della
persona, tra i
quali il diritto
inviolabile di
ogni essere
innocente alla
vita"
(Catechismo
Chiesa
Cattolica,
n°2270)
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La Risurrezione di Gesù
doni la VITA
a tante creature che
trovano la tomba nel
grembo delle loro madri!
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UNA
BELLA PREGHIERA
CHE RICORDA COME
ANCHE GESU'
CRISTO, IL
FIGLIO DI DIO,
NELL'INCARNAZIONE
NEL GREMBO DI
MARIA VERGINE,
INIZIO' LA SUA
ESISTENZA UMANA
DIVENENDO UNA
CELLULA.
Sia lodata e
benedetta l'ora
nella quale il
Verbo di Dio
venne al mondo
sotto forma di
una cellula e
pose la sua
dimora nel seno
purissimo della
Vergine Maria. O
Cellula Divina
di quella ora,
ascolta le
nostre
preghiere. Nella
tua tenerezza dà
il benvenuto a
tutti quei
bambini che
furono respinti
dalle loro
madri, e guarda
con compassione
a quelle che,
spinte dalle
loro sofferenze
e illusioni,
attentano contro
la vita dei loro
figli prima
della loro
nascita. Abbi
pietà di coloro
che si servono
delle loro
abilità nella
scienza medica
per sopprimere
la vita. Ispira
tutti i
cristiani del
mondo, perché
cerchino e
applichino
soluzioni
cristiane ai
problemi
sociali.
Benedici i
nostri sforzi
per educare e
servire. Aiutaci
a portarli a
termine per
guadagnare menti
e cuori alla
verità, per
servire coloro
che sono nella
necessità,
perché non
ricorrano mai
alla violenza.
S.O.S. VITA
- Per
aiuto chiama il
NUMERO VERDE
800.813000
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SI AUTORIZZA E SI
RACCOMANDA LA DIFFUSIONE
DI QUESTI TESTI
AD ALTRI INDIRIZZI DI
POSTA ELETTRONICA E
L'INSERIMENTO IN SITI
DELLA RETE INTERNET
Diffondete la buona
stampa tra le persone
vostre amiche e
conoscenti. La buona
stampa entra anche nelle
case dove non può
entrare il sacerdote, è
tollerata persino dai
cattivi. Presentandosi
non arrossisce,
trascurata non si
inquieta, letta, insegna
la verità con calma,
disprezzata, non si
lamenta
(San Giovanni
Bosco)
|
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