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tutto ciò
che è vero,
nobile,
giusto,
puro,
amabile,
onorato,
quello che è
virtù e
merita lode
(Fil.4,8)
|
Notiziario
periodico
di Tele
Maria
/12-2015
Ancona,
domenica
22
febbraio
2015
A cura
del
Prof.
Giorgio
Nicolini
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- Cell.
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Elettronica:
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Internet:
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|
|
|
LA
CONVERSIONE
E LA
PREGHIERA
PER
LA
PACE
IN
PERICOLO
|
|
Da
Medjugorje
messaggio a
Ivan, 20
febbraio
2015
“Cari figli!
Oggi vi
invito a
pregare per
la pace, la
pace è in
pericolo,
pregate di
più, pregate
col cuore!
La Madre
prega con
voi ed
intercede
presso mio
Figlio per
tutti voi.
Grazie cari
figli perché
anche oggi
avete
risposto
alla mia
chiamata".
|
22 FEBBRAIO
NELLA FESTA
DELLA
CATTEDRA DI
SAN PIETRO
Beato
PAOLO VI
all'UDIENZA
GENERALE del
Mercoledì 22
febbraio
1967
Questa
udienza
generale
trova oggi,
22 febbraio,
la Basilica
di S. Pietro
in festa per
la
celebrazione
d’una sua
particolare
solennità:
quella della
«Cattedra di
San Pietro».
Dubiterà
qualcuno che
si tratti
d’una festa
di recente
istituzione,
dovuta allo
sviluppo
della
dottrina
circa il
Pontificato
romano, nel
secolo
scorso. No,
si tratta di
un’antichissima
festa, che
risale al
terzo secolo
(cf. Lexicon
für Th. und
K. 6, 66), e
che si
distingue
dalla festa
per la
memoria
anniversaria
del martirio
dell’Apostolo
(29 giugno).
Già nel
quarto
secolo la
festa
odierna è
indicata
come «Natale
Petri de
cathedra»
(cf. Radò,
Ench. Lit,
II, 1375).
Fino a pochi
anni fa il
nostro
calendario
registrava
due feste
della
Cattedra di
S. Pietro,
una il 18
gennaio,
riferita
alla sede di
Roma,
l’altra il
22 febbraio,
riferita
alla sede di
Antiochia;
ma si è
visto che
questa
geminazione
non aveva
fondamento
né storico,
né
liturgico.
A che cosa
si riferisce
questo
culto? Il
primo
pensiero
corre alla
Cattedra
materiale,
cioè alle
reliquie del
seggio sul
quale
l’Apostolo
si sarebbe
seduto per
presiedere
all’assemblea
dei Fedeli,
perché
sempre in
tutte le
comunità
cristiane il
seggio
episcopale
era tenuto
in grande
onore. Si
chiama ancor
oggi
cattedrale
la chiesa
dove il
Vescovo
risiede e
governa. Ma
la questione
circa
l’autenticità
materiale di
tali
reliquie
riguarda
piuttosto
l’archeologia,
che la
liturgia;
sappiamo che
tale
questione ha
una lunga
storia di
difficile
ricostruzione,
e che il
grandioso e
celebre
monumento di
bronzo,
eretto per
ordine di
Papa Urbano
VIII, ad
opera del
Bernini,
nell’abside
di questa
Basilica, si
chiama
«l’altare
della
Cattedra»,
il quale, a
prescindere
dai cimeli
archeologici
ivi
contenuti,
vuole
onorare
principalmente
il loro
significato:
vuole cioè
riferirsi a
ciò che
dalla
Cattedra è
simboleggiato,
la potestà
pastorale e
magistrale
di colui che
occupò la
Cattedra
stessa,
considerata
piuttosto
nella sua
origine
costitutiva
e nella sua
tradizione
ecclesiastica,
che non
nella sua
entità
materiale
(cf. Cabrol,
in DACL,
III, 88: la
festa
«ricordava
l’episcopato
di S. Pietro
a Roma,
piuttosto
che la
venerazione
d’una
Cattedra
materiale
dell’Apostolo»).
«Quello che
conta e che
commuove e
la
glorificazione
di questa
"Cattedra",
la quale,
fra tanto
susseguirsi
e variare di
sistemi, di
teorie, di
ipotesi, che
si
contraddicono
e cadono
l’unta dopo
l’altra, è
l’unica che,
invitta,
faccia
certa, da
duemila
anni, la
grande
famiglia dei
cattolici;
che anche su
questa terra
è dato agli
uomini di
conoscere
talune
immutabili
verità
supreme: le
vere e sole
che
appaghino
l’angoscioso
spirito
dell’uomo»
(cf. Galassi
Paluzzi, S.
Pietro in
Vat., II,
65).
Dunque:
onoreremo
nella
Cattedra di
San Pietro
l’autorità
che Cristo
conferì
all’Apostolo,
e che nella
Cattedra
trovo il suo
simbolo, il
suo concetto
popolare e
la sua
espressione
ecclesiale.
Come non
ricordare
che, fin
dalla metà
del terzo
secolo, il
grande
vescovo e
martire
africano,
San
Cipriano,
adopera
questo
termine per
indicare la
potestà
della Chiesa
Romana, in
virtù della
Cattedra di
Pietro,
donde
scaturisce,
egli dice,
l’unità
della
gerarchia?
(cf. Ep. 59,
16: Bayard,
Correspondance,
II, 184). E
quanto alla
festa della
Cattedra
basti citare
una delle
frasi dei
tre discorsi
attribuiti a
S. Agostino
e ad essa
relativi:
«L’istituzione
della
odierna
solennità ha
preso il
nome di
Cattedra dai
nostri
predecessori
per il fatto
che si dice
avere il
primo
apostolo
Pietro
occupato la
sua Cattedra
episcopale.
Giustamente
dunque le
Chiese
onorano
l’origine di
quella sede,
che per il
bene delle
Chiese
l’Apostolo
accettò»
(Serm. 190,
I; P.L. 39,
2100).
Noi faremo
bene, Figli
carissimi, a
dare a
questa
festività la
venerazione,
che le è
propria,
ripensando
alla
insostituibile
e
provvidenziale
funzione del
magistero
ecclesiastico,
il quale ha
nel
magistero
pontificio
la sua più
autorevole
espressione.
Si sa, pur
troppo, come
oggi certe
correnti di
pensiero,
che ancora
si dice
cattolico,
cerchino di
attribuire
una priorità
nella
formulazione
normativa
delle verità
di fede alla
comunità dei
fedeli sulla
funzione
docente
dell’Episcopato
e del
Pontificato
romano,
contrariamente
agli
insegnamenti
scritturali
e alla
dottrina
della
Chiesa,
apertamente
confermata
nel recente
Concilio, e
con grave
pericolo per
la genuina
concezione
della Chiesa
stessa, per
la sua
interiore
sicurezza e
per la sua
missione
evangelizzatrice
nel mondo.
Unico nostro
maestro è
Cristo, che
più volte ha
rivendicato
a Sé questo
titolo
(Matth. 23,
8; Io. 13,
14); da Lui
solo viene a
noi la
Parola
rivelatrice
del Padre
(Matth. 11,
27); da Lui
solo la
verità
liberatrice
(lo. 8, 32),
che ci apre
le vie della
salvezza; da
Lui solo lo
Spirito
Paraclito
(Io. 15:
26), che
alimenta la
fede e
l’amore
nella sua
Chiesa. Ma è
pur Lui che
ha voluto
istituire
uno
strumento
trasmittente
e garante
dei suoi
insegnamenti,
investendo
Pietro e gli
Apostoli del
mandato di
trasmettere
con autorità
e con
sicurezza il
suo pensiero
e la sua
volontà.
Onorando
perciò il
magistero
gerarchico
della Chiesa
onoriamo
Cristo
Maestro e
riconosciamo
quel
mirabile
equilibrio
di funzioni
da Lui
stabilito,
affinché la
sua Chiesa
potesse
perennemente
godere della
certezza
della verità
rivelata,
dell’unità
della
medesima
fede, della
coscienza
della sua
autentica
vocazione,
dell’umiltà
di sapersi
sempre
discepola
del divino
Maestro,
della carità
che la
compagina in
un unico
mistico
corpo
organizzato,
e la abilita
alla sicura
testimonianza
del Vangelo.
Voglia il
Signore
conservare
ed
accrescere,
per i
bisogni del
nostro
tempo,
questo culto
amoroso,
fiducioso e
filiale al
magistero
ecclesiastico
stabilito da
Cristo; e
sia a noi
propizio
l’Apostolo,
che primo ne
ebbe il
mandato, e
che qui
ancora,
dalla sua
Cattedra
romana, per
mano Nostra,
tutti vi
benedica.
|
Da
Medjugorje
messaggio a
Ivan, 20
febbraio
2015
"Cari figli!
Oggi vi
invito a
pregare per
la pace, la
pace è in
pericolo,
pregate di
più, pregate
col cuore!
La Madre
prega con
voi ed
intercedo
presso mio
Figlio per
tutti voi.
Grazie cari
figli perché
anche oggi
avete
risposto
alla mia
chiamata".
|
Dal Vangelo
secondo Luca
(13,1-5):
In quello
stesso tempo
si
presentarono
alcuni a
riferirgli
circa quei
Galilei, il
cui sangue
Pilato aveva
mescolato
con quello
dei loro
sacrifici.
Prendendo la
parola, Gesù
rispose:
«Credete che
quei Galilei
fossero più
peccatori di
tutti i
Galilei, per
aver subito
tale sorte?
No, vi dico,
ma se non vi
convertite,
perirete
tutti allo
stesso modo.
O quei
diciotto,
sopra i
quali rovinò
la torre di
Sìloe e li
uccise,
credete che
fossero più
colpevoli di
tutti gli
abitanti di
Gerusalemme?
No, vi dico,
ma se non vi
convertite,
perirete
tutti allo
stesso
modo».
|
Messaggio di
Maria da
Medjugorje
(25 gennaio
2015)
"Cari figli!
Anche oggi
vi invito:
vivete
nella
preghiera la
vostra
vocazione.
Adesso, come
mai prima,
Satana
desidera
soffocare
con il suo
vento
contagioso
dell’odio e
dell’inquietudine
l’uomo e la
sua anima.
In tanti
cuori non
c’è gioia
perché non
c’è Dio ne
la
preghiera.
L’odio e la
guerra
crescono di
giorno in
giorno.
Vi invito,
figlioli,
iniziate di
nuovo con
entusiasmo
il cammino
della
santità e
dell’amore
perché io
sono venuta
in mezzo a
voi per
questo.
Siamo
insieme
amore e
perdono per
tutti coloro
che sanno e
vogliono
amare
soltanto con
l’amore
umano e non
con
quell’immenso
amore di Dio
al quale Dio
vi invita.
Figlioli, la
speranza in
un domani
migliore sia
sempre nel
vostro
cuore.
Grazie per
aver
risposto
alla mia
chiamata".
|
I MARTIRI DI
OGGI
I copti
trucidati
dai
jihadisti
dello Stato
Islamico in
Libia sono
morti
pronunciando
il nome di
Cristo. Lo
conferma
all'Agenzia
Fides Anba
Antonios
Aziz Mina,
Vescovo
copto
cattolico di
Giuzeh. “Il
video che
ritrae la
esecuzione è
stato
costruito
come
un'agghiacciante
messinscena
cinematografica,
con
l'intento di
spargere
terrore.
Eppure, in
quel
prodotto
diabolico
della
finzione e
dell'orrore
sanguinario,
si vede che
alcuni dei
martiri, nel
momento
della loro
barbara
esecuzione,
ripetono
"Signore
Gesù
Cristo". Il
nome di Gesù
è stata
l'ultima
parola
affiorata
sulle loro
labbra. Come
nella
passione dei
primi
martiri, si
sono
affidati a
Colui che
poco dopo li
avrebbe
accolti. E
così hanno
celebrato la
loro
vittoria, la
vittoria che
nessun
carnefice
potrà loro
togliere.
Quel nome
sussurrato
nell'ultimo
istante è
stato come
il sigillo
del loro
martirio”.
|
Nella
Quaresima
DIGIUNO -
PREGHIERA -
PENITENZA
La Quaresima
è
soprattutto:
1)
Contrizione
dei peccati
(digiuno).
2)
Contemplazione
del
Crocifisso
(preghiera)....
3)
Restaurazione
della vita
(penitenza).
1) La
contrizione
dei peccati
dev'essere
sorretta ed
alimentata
dal fermo
proposito di
non
commetterne
mai più:
quindi il
digiuno è
egregiamente
espresso
dalla
vigilanza
per evitare
quei peccati
veniali che
più ci
predominano,
tenendoci
legati
all'effimero
ed
all'illusorio:
digiuno di
pensieri
vani, di
parole
inutili, di
sguardi
curiosi, di
scatti
assecondati,
di
negligenze
abitudinarie,
di
orgogliose
compiacenze,
di puerili
vanità, di
comodi
esagerati,
di facili
impazienze,
di malumore
rinascente,
e di tutte
quelle prave
tendenze che
sono
inconciliabili
con la
serietà
della vita
cristiana.
2) La
contemplazione
del
Crocifisso
richiama il
fervore
nelle opere
di culto, e
specialmente
nella
preghiera.
Questa va
considerata
più in linea
di
perfezione
che di
moltiplicazione:
non di più,
ma meglio,
con ispirito
raccolto e
generoso
attivismo,
perchè non
sia arida
ripetizione
di formule
abitudinarie,
ma una
elevazione
della mente
a Dio. Quale
vigore di
vita divina
darebbe un
semplice
segno di
croce, se
compiuto con
riflessione
ed amore!
Quale
robustezza
di fede,
slancio di
carità,
copia di
meriti,
darebbero la
Santa Messa,
la Santa
Comunione,
la
meditazione,
il Rosario,
l'Angelus,
l'esame di
coscienza ed
anche le
piccole
offerte del
lavoro e dei
pasti, se
compiute,
non si dice
con
perfezione,
ma almeno
con isforzo
di
perfezione,
sempre in
unione con
Cristo,
nella
meravigliosa
e calda
unità del
Corpo
mistico!
3) La
restaurazione
della vita,
mediante la
penitenza, è
rappresentata,
anzitutto,
dal fedele
compimento
di ogni
dovere. Qui,
e solo qui,
secondo
Benedetto
XV, è
concentrata
l'essenza
della
santità. Il
dovere è una
mistica
apparenza
che ci dà il
Verbo, che
accresce in
noi la vita
divina, che
ci trasforma
in creature
celesti.
Siamo membra
divinizzate
di Cristo,
nostro Capo:
lasciamo che
Egli inizi,
regoli,
domini tutti
i nostri
atti,
persuasi che
la vita
cristiana
non è altro
che una
fiduciosa
adesione al
suo impulso,
un trasporto
di noi in
Lui, una
trasformazione
di ciò che
noi siamo,
in ciò che
Egli è.
Viviamo la
grazia,
ricordando
che le
azioni da
noi compiute
non sono più
nostre, ma
di Gesù che
forma con
noi,
mediante il
Battesimo,
un solo
spirito.
Egli non fu
Redentore
soltanto
venti secoli
or sono, ma
lo è
sempre: le
nostre
azioni,
essendo Sue,
diventano
redentrici e
lo saranno
tanto
meglio,
quanto più
la nostra
volontà sarà
unita alla
Sua col
pensiero,
con l'amore,
col
sacrificio.
Restauriamo,
in questa
Quaresima la
nostra
vita,
cercando di
fluire ad
ogni
istante,
nella
circolazione
del Corpo
mistico, per
esserne
cellule
vive,
consapevoli,
feconde.
Utilizziamo
Gesù,
offrendo
ogni nostra
azione coi
meriti della
Sua vita
terrena,
Eucaristica,
gloriosa.
Aggiungiamo
tesoro a
tesoro,
offrendo
pure, ad
ogni
istante, la
nostra umile
attività
con tutto il
bene che si
è fatto, si
fa, si farà
in cielo, in
purgatorio,
sulla terra,
affinchè i
minuti della
nostra vita,
siano
minuti
divini, e
rechino
maggior
gloria a
ciascun
membro della
Chiesa
trionfante,
refrigerio a
quelli della
purgante,
santità alle
anime della
Chiesa
militante.
In
questo
spirito
facciamo sì
che il
Cristo
crocifisso
domini la
nostra
giornata: ci
sia scuola
per
apprendere
lezioni di
umiltà e di
dolcezza: ci
sia specchio
per
rifletterne
i dolori,
con la
mortificazione
dei sensi:
ci sia
rifugio per
custodire il
silenzio,
senza di cui
l'animo
riduce a
metà il suo
lavoro: ci
sia
esemplare di
carità
generosa,
per tutto
dare e tutto
perdonare...
Ogni atto di
virtù, per
quanto
piccolo, è
Gesù che
passa,
impiagato ed
affranto,
vicino a
noi, per
avere un
attimo di
conforto:
stendiamo la
mano per
aiutarlo a
portare la
Croce,
offriamo le
spalle per
sostenere
il peso,
asciughiamo
il caro
Volto
insanguinato,
col candido
velo di
un'anima,
che non
conosca i
compromessi
del peccato
veniale
assecondato.
(Il)
MORIRE
(della
nostra
volontà
umana) e
(il) VIVERE
nella
Volontà
Divina):
ecco tutto
il
programma
quaresimale:
morire, cioè
annientare
l'uomo
vecchio
(volontà
umana),
vincerne le
prave
tendenze,
ridurle
all'inazione
del
sepolcro,
perchè in
noi si
rinvigorisca
l'uomo nuovo
(la Divina
Volontà), il
Cristo,
negli
splendori
della vita
divina,
sicchè
Pasqua ci
trovi
identificati
al glorioso
Risorto.
Da un testo:
lmprimi
potest -
Mediolani 3
martii 1950
can. Jos.
BUTTAFAVA C.
E.
|
ALLA FINE IL
MIO CUORE
IMMACOLATO
TRIONFERA'
UN PROGETTO
DIVINO DI
SALVEZZA CHE
ATTRAVERSA I
SECOLI
GERUSALEMME-ROMA-NAZARETH-TERSATTO-LORETO-Lourdes-Fatima-ANCONA-MEDJUGORJE
|
ANCONA,
CITTA'
DELLA
FEDE, ED
I SUOI
SANTI
Ancona
è
ricca
di testimonianze
religiose
davvero
rare,
al
punto
da
essere
definita
"Città
della
Fede",
per
il
motivo
di
essere
stata
tra
le
primissime
città
al
mondo
a
ricevere,
ad
abbracciare
ed a
diffondere
la
Fede
Cristiana,
circa
nell'anno
35,
proprio
immediatamente
dopo
la
Morte
e la
Risurrezione
di
Gesù
Cristo. Le
storie
di
molte
reliquie
e di
molti Santi
legati
alla
città
sono
state
raccolte
- e
indicate con
il
collegamento
in
Internet
-
nel
Calendario
2015
di
Tele
Maria
-
Scarica
e
diffondi
liberamente
in
Internet
(Siti,
Facebook,
Twitter,
Linkedin,
ecc,)
il
Calendario
2015
di
Tele
Maria
dall'indirizzo:
www.telemaria.it/CalendarioTeleMaria2015.pdf
|
|
|
|
AL
VESCOVO DI
ANCONA
NUOVO
CARDINALE E
NUOVO
PRESIDENTE
DELLA
CONFERENZA
EPISCOPALE
MARCHIGIANA
E' STATO
ASSEGNATO IL
TITOLO DELLA
CHIESA DEI
SACRI CUORI
DI GESU' E
DI MARIA
CHE NE
RICHIAMA IL
COMPITO
DI ESSERE IL
SUPREMO
CUSTODE DI
QUELLA SANTA
CASA DI
NAZARETH IN
LORETO
IN CUI SI
FORMARONO I
CUORI DI
GESU' E DI
MARIA
SECONDO
COME HANNO
INSEGNATO IL
BEATO PIO IX
ED ALTRI
PAPI E SANTI
|
Il Beato Pio
IX nella
Bolla “Inter
Omnia” del
26 agosto
1852,
scrisse
della Santa
Casa di
Loreto, come
in essa si
formarono i
SACRATISSIMI
CUORI DI
MARIA E DI
GESU',
perché nella
Santa Casa
furono
"concepiti"
Gesù e
Maria, con i
loro
Sacratissimi
Cuori:
“Fra
tutti i
Santuari
consacrati
alla Madre
di Dio,
l’Immacolata
Vergine, uno
si trova al
primo posto
e brilla di
incomparabile
fulgore: la
veneranda ed
augustissima
Casa di
Loreto.
Consacrata
dai divini
misteri,
illustrata
dai miracoli
senza
numero,
onorata dal
concorso e
dall’affluenza
dei popoli,
stende
ampiamente
per la
Chiesa
Universale
la gloria
del suo
nome, e
forma ben
giustamente
l’oggetto di
culto per
tutte le
nazioni e
per tutte le
razze umane.
(…) A
Loreto,
infatti, si
venera
quella Casa
di Nazareth,
tanto cara
al Cuore di
Dio, e che,
fabbricata
nella
Galilea, fu
più tardi
divelta
dalle
fondamenta
e, per la
potenza
divina, fu
trasportata
oltre i
mari, prima
in Dalmazia
e poi in
Italia.
Proprio in
quella Casa
la
Santissima
Vergine, per
eterna
divina
disposizione
rimasta
perfettamente
esente dalla
colpa
originale, è
stata
concepita, è
nata, è
cresciuta, e
il celeste
messaggero
l’ha
salutata
piena di
grazia e
benedetta
fra le
donne.
Proprio in
quella Casa
ella,
ripiena di
Dio e sotto
l’opera
feconda
dello
Spirito
Santo, senza
nulla
perdere
della sua
inviolabile
verginità, è
diventata la
Madre del
Figlio
Unigenito di
Dio”.
(Beato Pio
IX, Bolla
“Inter
omnia” del
26 agosto
1852)
|
|
|
Dagli
scritti
di San
Massimiliano
Maria
Kolbe:
“L’Immacolata
è quella
scala
lungo la
quale
noi
andiamo
al
Sacratissimo
Cuore di
Gesù.
E colui
che
rimuove
tale
scala
non
salirà
in alto,
ma
precipiterà
per
terra”.
"Cerchiamo
di
stare
ogni
giorno
sempre
più vicini
all'Immacolata;
allora,
ci
avvicineremo
sempre
più
al
Cuore
di
Gesù,
a
Dio
Padre,
a
tutta
la
SS.
Trinità,
perché
nessuna
delle
creature
è
così
vicina
alla
Divinità
come
l'Immacolata".
|
|
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E SI
RACCOMANDA
LA
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Diffondete
la buona
stampa tra
le persone
vostre
amiche e
conoscenti.
La buona
stampa entra
anche nelle
case dove
non può
entrare il
sacerdote, è
tollerata
persino dai
cattivi.
Presentandosi
non
arrossisce,
trascurata
non si
inquieta,
letta,
insegna la
verità con
calma,
disprezzata,
non si
lamenta
(San
Giovanni
Bosco)
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entrate in
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2004
(articoli
136, 137 e
138 del
Titolo XII,
riguardanti
le modalità
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letterarie
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